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Provenienza: Italia
Formato: 0,75 lt
DESCRIZIONE
Tenuta Montenisa si trova nel cuore della Franciacorta, intorno al borgo di Calino, gioiello di questa dolce parte d’Italia, dove antichi palazzi, conventi, abbazie e chiesette sparse nel verde delle colline e delle valli moreniche, hanno visto scorrere secoli di storia. Alcuni affermano che “Franciacorta” abbia origine da “Petite France”, nome affettuoso che le diede Carlo Magno.
La storia del piccolo Borgo di Calino inizia per alcuni addirittura dell'antica grecia, per altri nasce invece dal latino “callis”, piccola strada. Verso la fine dell’ Ottocento Lavinia Calini, sposa di Gaetano Maggi, ereditò la proprietà che rimase sempre parte del patrimonio della nobile famiglia bresciana.
Tra i discendenti illustri figurano anche il popolare Conte Aimo, ideatore e figura simbolo della mitica corsa per automobili “MilleMiglia”, la cui moglie, Contessa Camilla, abitò nella splendida Villa Maggi. La storia dei Marchesi Antinori si intreccia indissolubilmente con Tenuta Montenisa nel 1999, affascinati da questo territorio dall'ineguagliabile bellezza.
Nella Tenuta sono coltivate le varietà che per tradizione meglio si prestano alla produzione del Franciacorta.
Chardonnay, dal tipico aroma con note floreali e fruttate, Pinot Nero, che dà struttura e personalità, Pinot Bianco, sapido e minerale. I vigneti storici della Tenuta si trovano sulla collina di S. Stefano: le loro uve pregiate, dal profumo intenso, danno al vino complessità ed equilibri.
I vigneti più recenti impiantati in un appezzamento circondato da un muro detto localmente “brolo”, sono destinati a produrre grandi uve per un grande vino.
Sotto i portici che delimitano il complesso immobiliare della tenuta si trovano le cantine di vinificazione e quelle di affinamento. Qui, il vino in bottiglia matura sui lieviti per lunghi periodi, superiori a quelli minimi prescritti dal disciplinare.
Il remuage viene ancora effettuato riservando ad ogni singola bottiglia la massima attenzione. Il risultato di questo insieme di accorgimenti e processi di vinificazione sono la perfetta espressione del territorio.
Il documento in cui troviamo per la prima volta notizie della famiglia Antinori risale al 1179, ed è un atto di compra-vendita in cui Accarisio di Antinoro (il nome del capostipite della famiglia, Antinoro, diventerà il cognome dei suoi successori) cedette i diritti su vari terreni e chiese attorno Combiate, nella campagna fiorentina sulla strada per il Mugello, a favore del Monastero di San Michele a Passignano, sul quale però la famiglia di Accarisio mantenne alcuni diritti. Quel legame con Passignano sembra un segno premonitore di quella che diventerà, quasi otto secoli più tardi, una delle più importanti tenute del Chianti Classico della famiglia Antinori: Badia a Passignano.
La Famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni: da quando, nel 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell' Arte Fiorentina dei Vinattieri. In tutta la sua lunga storia, attraverso 26 generazioni, la famiglia ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte innovative e talvolta coraggiose ma sempre mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni e per il territorio. Oggi la società è presieduta da Albiera Antinori, con il supporto delle due sorelle Allegra e Alessia, coinvolte in prima persona nelle attività aziendali. Il padre, Marchese Piero Antinori, è attualmente il Presidente Onorario della società. Tradizione, passione ed intuizione sono state le qualità trainanti che hanno condotto i Marchesi Antinori ad affermarsi come uno dei principali produttori italiani di vini di alta qualità. Ogni annata, ogni terreno, ogni idea è un nuovo inizio, una nuova ricerca di margini qualitativi sempre più elevati. Come ama dire il Marchese Piero: “ le antiche radici giocano un ruolo importante nella nostra filosofia, ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo”. Alle tenute di Toscana e Umbria, patrimonio storico della famiglia, si sono aggiunti con il tempo investimenti in altre aree vocate per la produzione di vini di qualità sia in Italia che all'estero, dove si potesse intraprendere un nuovo percorso di valorizzazione di nuovi “terroir” ad alto potenziale vitivinicolo. La Marchesi Antinori esprime la propria passione per la viticoltura cercando margini di miglioramento sempre più sottili. Per questo si effettuano continui esperimenti nei vigneti e cantine con selezioni di cloni di uve autoctone ed internazionali, tipi di coltivazioni, altitudini dei vigneti, metodi di fermentazione e temperature, tecniche di vinificazione tradizionali e moderne, differenti tipologie di legno, dimensioni ed età delle botti, e variando la lunghezza dell'affinamento in bottiglia.
Nel 1506, precisamente il 2 febbraio, Niccolò di Tommaso Antinori, uno dei più promettenti ed influenti uomini a Firenze in quel tempo, acquistò palazzo Antinori (all’epoca chiamato Palazzo Boni) per 4.000 fiorini. Fu disegnato e costruito tra il 1461 ed il 1469 dall’architetto Giuliano da Maiano, allievo di Brunelleschi, e fu arricchito nel 1520 con un giardino creato da Baccio D’Agnolo, un altro grande architetto della medesima epoca. Palazzo Antinori rappresenta uno dei più illustri esempi di architettura rinascimentale fiorentina. Da allora, per oltre 500 anni, la residenza di famiglia è sempre stata a Palazzo Antinori così come il “quartier generale” delle attività imprenditoriali e dal 1957 la sede della “Cantinetta Antinori”, lo storico ristorante-winebar.
La famiglia è originaria di Combiate, dove possedeva alcuni castelli nel Medioevo. Con le guerre tra guelfi e ghibellini, avrebbero subito notevoli danni nelle campagne e decisero di trasferirsi a Firenze dove ormai confluivano da più di un secolo le famiglie più in vista di tutto il contado agricolo. Le prime case conosciute della famiglia sono in Via de 'Serragli, una strada entrata a far parte da poco della città entro le mura. Nel 1302 troviamo Filippo e Chiaro Antinori tra gli iscritti all'Arte della Seta: essi furono tra i protagonisti dell'incredibile successo della seta fiorentina nei mercati europei, e fondarono le filiali corporative di Bruges e Lione. Tra il 1336 e il 1340, gli anni economicamente più redditizi per la città, gli Antinori avevano avviato una compagnia di affari che era tra le più rilevanti di Firenze. I capifamiglia Lippo e Piero Antinori erano alla testa di quest'impresa che produceva forti guadagni e che riuscì anche a salvarsi dalla tragica catena di fallimenti che aveva portato alla chiusura dei banchi dei Bardi, dei Peruzzi e, a catena, di altre imprese. Contemporaneamente all'ascesa economica si manifesta anche quella politica: arrivano le cariche pubbliche come quelle di priore o di gonfaloniere per molti suoi componenti, i quali si distinsero sempre per la condotta prudente e per il buon senso politico. Col passaggio del potere dalla struttura repubblicana a quella granducale, la famiglia resta comunque in buoni rapporti con tutti i membri della classe dirigente, traendo vantaggi dalla buona amministrazione che vede negli Antinori alcuni tra i più attivi promotori. Nel 1385 Giovanni di Pietro Antinori si iscrisse all'Arte dei Vinattieri: da allora la produzione vinicola non ha avuto sosta. Dedicarsi ad essa era solo in apparenza una professione "minore" e a queste infatti si sarebbero votati presto altri personaggi della famiglia che, con le loro scelte, oltrepassato quel tradizionale rapporto di produzione e smercio minuto, comune alla maggior parte dei notabili proprietari di beni rurali. Già nel XVII secolo il vino Antinori sarebbe diventato così rinomato da ottenere un riconoscimento letterario nel poema celebrativo intitolato "Bacco in Toscana" di Francesco Redi. Nel Quattrocento un ramo della famiglia, discendente da Antonio di Giovanni Antinori, si trasferì a Napoli, dove ebbe altrettanta fortuna che a Firenze, guadagnandosi la stima del Re e ricevendo il ducato di Brindisi. Intanto a Firenze i due fratelli Antonio e Bernardo di Tommaso Antinori si distinguono per il loro successo politico. Il nipote di Bernardo, Niccolò Antinori acquista nel 1506 dalla famiglia Martelli il palazzo di famiglia, in quella che poi sarà chiamata Piazza Antinori in loro onore. La bella costruzione opera di Giuliano da Maiano e Baccio d'Agnolo fu il suggello della raggiunta prosperità familiare, ed è tutt'oggi abitata dagli Antinori. Dal Duecento ai giorni nostri si possono identificare oltre 400 esponenti del casato Antinori, vissuti nell'arco di circa 27 generazioni, artefici con le loro azioni e con la loro personalità non solo della propria storia, ma anche di quella della città e dello Stato a cui appartenevano. Oggi gli interessi familiari sono soprattutto focalizzati sulla produzione vinicola, che ha raggiunto livelli di eccellenza nelle numerose tenute agricole nella zona del Chianti Classico e non solo, con vini rossi, bianchi e vinsanti.
Il Castello della Sala si trova in Umbria, a poca distanza dal confine con la Toscana, a circa 18 chilometri dalla storica città di Orvieto. Le terre del Castello, imponente maniero di epoca medievale, si estendono per 500 ettari, di cui 170 ettari piantati a vigna, ad un’altezza di 220 - 470 metri sul livello del mare, tra le dolci colline che caratterizzano la bella campagna di queste zone. Il suolo è tendenzialmente argilloso, calcareo, ricco di conchiglie fossili, con vigneti ben esposti alla levata del sole e con ottime escursioni termiche: quella del Castello della Sala è una zona altamente vocata alla produzione di bianchi. Una sola eccezione: il Pinot nero, trova in questo terroir le condizioni ideali per esprimersi al meglio.
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